• Medico specialista in Psichiatria, Psicoanalista, Psicoterapeuta esistenziale

Che cos’è la depressione?

Che cos’è la depressione?

La questione del confine tra patologia e normalità nella depressione, e nella psicopatologia in generale, è un fatto più di tipo quantitativo che qualitativo. E’ l’ intensità di una manifestazione psichica che la rende patologica. In modo analogo è l’ entità della destrutturazione temporale, o della perdita di slancio vitale, che produce condizioni timiche di differente gravità.

L’ esperienza depressiva è in sé intrinseca della esistenza umana, ne fa parte integrante e costitutiva. Non possiamo considerare il viraggio dell’ umore verso il polo depressivo una anomalia affettiva, bensì esso è il colore dell’ esistenza. Sarebbe inconcepibile immaginare una vita psichica privata delle variazioni umorali, che arriverebbe a sembrare una condizione extra-umana.

Quindi, per comprendere cosa è una condizione depressiva patologica, è sufficiente moltiplicare il fisiologico sentimento di tristezza che periodicamente si presenta in ogni essere umano nel corso della sua esistenza. E’ infatti interessante notare che spesso, ciò che osserviamo in psicopatologia, non sono che esasperazioni di normali esperienze psichiche. Dobbiamo quindi accettare l’ idea che esista una dimensione della depressione in cui si passa in modo progressivo da stati di normalità a stati patologici. Esistono perciò stati intermedi che non consentono chiaramente di collocare nel normale o nel patologico una condizione.

Se è valido il concetto che un modello, o una spiegazione, più è semplice più è vera, dobbiamo allora contrapporci alla attuale tendenza ad espandere la nosografia delle depressioni, identificando sempre più numerose categorie diagnostiche. E’ vero che l’ evoluzione della scienza psichiatrica ed il perfezionamento delle tecniche di osservazione ci consentono oggi di differenziare meglio quadri clinici, ma seguire un tale indirizzo ci porterebbe lontano dalle intenzioni del presente lavoro. Preferiamo quindi utilizzare un modello semplificato, che comunque tiene in considerazione gli elementi essenziali derivati dalla psichiatria classica.

Distinguiamo così due grandi gruppi di disturbi dell’ umore: le depressioni psicogene e le depressioni endogene.

Le depressioni psicogene comprendono le forme nevrotiche e quelle reattive, mentre le depressioni endogene, le forme di depressione maggiore e il disturbo bipolare.
Autori come Binswanger non riconoscono differenze fra melanconia reattiva ed endogena, poiché entrambe vengono interpretate come fasi della psicosi maniaco-depressiva. La reattività viene vista da Bumke (1948, citato da Binswanger, 1960, pag.27) nel fatto che: «il paziente non si sarebbe ora ammalato, se non ci fosse stato questo motivo; sarebbe d’ altra parte rimasto sano, nonostante questo motivo, se non fosse stato costituzionalmente predisposto».

In questo contesto preferiamo mantenere la distinzione tra forme psicogene ed endogene, poiché ciò ci consente anche di ipotizzare un gradiente di gravità che rispecchia la maggior o minore dipendenza da alterazioni biologiche, neurotrasmettitoriali o anatomiche, più evidenti nelle forme endogene.

Come s’ è detto, esiste comunque un’ ampia area in cui il sentimento depressivo è del tutto normale, anche se qualitativamente simile a quello riscontrabile nelle condizioni patologiche. In essa ritroviamo la sensazione di tristezza, il carattere depressivo e la personalità ciclotimica e pre-depressiva.

La tristezza contraddistingue una condizione fisiologica per cui l' individuo avverte un calo dell' umore con sentimenti di apatia, abulia, svogliatezza, mancanza di iniziativa, pessimismo, che però non compromettono in modo significativo le attività quotidiane. Essa è una condizione limitata nel tempo, di bassa intensità, non necessariamente connessa ad eventi nella vita del soggetto. Può avere carattere periodico e recidivante, il che rappresenta comunque per alcuni un fattore di rischio per l’ insorgenza della più grave depressione.

Il carattere depressivo è un modo permanente di percepire l’ esistenza, connotato da pessimismo, negativismo, sfiducia. Facilmente nasce a seguito di esperienze negative, anche precoci, che compromettono stabilmente la visione del mondo. Sono traumi dell’ infanzia, gravi lutti, reiterate esperienze frustranti o limitanti, è tutta quella serie di possibili eventi che rendono l’ esistenza potenziale e continua sorgente di disgrazie, in una atmosfera di minaccia e pericolo costante. Ciononostante, caratteri depressivi possono essere osservati anche in individui dall’ infanzia apparentemente serena, stabile e tranquilla.

La personalità ciclotimica e pre-depressiva è caratterizzata dalla periodica alternanza di fasi con calo dell' umore, tristezza, introversione e diminuzione delle attività, e fasi con aumento del tono emotivo, con spiccata attività ed iniziativa, estroversione e intraprendenza. La ciclicità nella variazione emozionale può rappresentare un fattore predisponente alle patologie dell' umore; è quindi considerabile uno stato pre-patologico, anche se in grado di condizionare, già di per sé, un notevole malessere e di provocare ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa.


Prof. Lodovico Berra
Medico specialista in psichiatra, autore di 16 libri, è docente universitario di neuroscienze presso IUSTO e docente di psicologia clinica presso ISFIPP. È editor-in-chief della rivista di filosofia e psicoterapia esistenziale “Dasein”. Per diversi anni ha svolto attività clinica, didattica e di ricerca presso la Psichiatria dell’Ospedale Molinette a Torino, con il prof. Luigi Ravizza e con il prof. Giuseppe Angelini. Svolge attualmente la libera professione nel suo studio di Torino.



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